La grande nevicata del 20 Gennaio 1963, da un racconto di Lino Battan
Una nevicata straordinaria con blocco totale dei mezzi di trasporto
Alle otto di sera arriva al Pigozzo l’amico Italo Ferrari, non so se per chiedere consiglio o un posto per passare la notte.
Mi dice d’essere sceso in paese, da Padova, per giocare alcune partite di biliardo con gli amici, scoprendo però prima di sera di non poter rientrare a casa perché la ferrovia e le strade erano completamente bloccate da uno strato di 20 centimetri di ghiaccio.
“Lo so, rispondo, ma non mi pongo alcun problema, sto già preparando uno zainetto con qualcosa di caldo da consumare e con degli indumenti di ricambio per poter partire entro una mezz’ora.”
Alla sua domanda di dove intendo andare gli rispondo che lunedì mattina alle otto dovrò essere in servizio al Comando di Regione e quindi intendo partire subito a piedi per essere in città prima dell’una del mattino.
Dapprima resta un po’ sconcertato dicendo che sulla strada non si sta in piedi perché è tutta una lastra di ghiaccio, ma poi l’idea avventurosa lo stuzzica e dopo aver sorseggiato una bella tazza di vin brûlé ci mettiamo in moto.
La strada è un lungo nastro di pattinaggio, si cammina, si parla, si scherza, ogni tanto un bel tiro in scivolata e cosi ci si tiene caldi e vedo inoltre che anche il suo morale cresce pian piano.
Incomincia a raccontare delle avventure vissute negli ultimi tre anni, da quando io sono partito, e cosi incappottati, insciarpati, incappucciati arriviamo in Prato della Valle prima dell’una del mattino.
Al momento di lasciarci, lui deve proseguire fino a Rubano, ci salutiamo con un caloroso abbraccio: “E’ stato bello, il tempo è volato, ciao alla prossima volta”.
Da allora non ci siamo più rivisti, ma quelle quattro ore da soli nella notte polare ci tengono ancora uniti.