Quando si andava a scuola a piedi, da un racconto di Lino Battan
Noi ragazzi si partiva a piedi da casa, di buon’ora, per arrivare a scuola prima del suono della campanella per l’inizio delle lezioni.
Si vestiva in maniera sobria e spesso minimale, con giubbetti, a volte riciclati, calzettoni lunghi e indossando spesso le SGALMARE, calzature con la suola di legno provviste di chiodatura per farle durare più a lungo.
Mio padre era un’artista nel settore, comperava le suole dalle venditrici ambulanti, che scendevano a piedi dal Friuli con sulle spalle enormi gerle piene di manufatti di legno, e poi con la dovuta pazienza ritagliava da vecchie pelli le tomaie e le inchiodava alle suole per realizzare praticissimi zoccoli o sgalmare.
Rifiniva quindi la parte inferiore ricoprendola con brocche di metallo rotonde e liscie per gli zoccoli e a sezione quadrata rugosa per le sgalmare, per impedirci cosi di scivolare d’inverno sulle lastre di ghiaccio.
Queste calzature erano fenomenali per pattinare dopo le nevicate sul ghiaccio ai lati delle strade e le nostre sfide all’aperto duravano pomeriggi interi.
A scuola le classi erano divise in maschili e femminili e gli scolari vestivano rispettivamente grembiuli neri e bianchi.
Gli arredi delle aule erano in legno, con banchi biposto per gli scolari, al centro un’imponente cattedra per l’insegnante e in un angolo la stufa a legna per il riscaldamento invernale.
Alle spalle della cattedra, oltre al grande pannello in pietra di lavagna su cui scrivere con gesso bianco o disegnare con gessetti colorati, erano appesi cartelloni multicolore che illustravano argomenti di geografia, zoologia, botanica, mineralogia e non mancavano neppure illustrazioni per memorizzare le lettere dell’alfabeto, i numeri e la tabellina pitagorica.
Delle lezioni di scuola, che mi aprirono alla conoscenza di un inesplorato mondo enciclopedico, ti parlerò una prossima volta.