Ricordo della notte drammatica del 23 Novembre 1980 in caserma
La sera del 23 Novembre 1980 ero in caserma, la Spaccamela di Udine, ero soldato del 5° Battaglione Genio Pionieri “Bolsena”.
Ricordo perfettamente la tremenda e giustificata agitazione dei commilitoni provenienti dal sud, non riuscivano a telefonare ai loro cari per avere notizie, era veramente una situazione drammatica che vivevamo minuto per minuto. La caserma nel frattempo era entrata in allarme e tutta la notte siamo rimasti negli uffici della Maggiorità per fare il punto della situazione.
Eravamo in tanti, ricordo ancora qualche nome, il caro Roberto Carraro, il “gigante buono” Mario Orlandi ed il caro Biraghi. Con il Capitano De Luca ed il M.llo Lecca siamo stati tutta la notte in ufficio a tracciare la situazione sulle carte militari, e più le drammatiche notizie arrivavano più ci davano una grande voglia e fretta di partire per aiutare!
Qualche giorno dopo raggiungemmo con tre convogli ferroviari la stazione di Salerno, assieme a reparti del Genio Guastatori e Minatori sempre provenienti dalla Spaccamela di Udine, che ci raggiunsero anche attraverso convogli stradali. Abbiamo lavorato l’intera notte per scaricare tutte le attrezzature, non eravamo mai stanchi.
Ricordo perfettamente il giorno che andai a Laviano, ero capomacchina di un convoglio composto da tre camion Astra per consegnare reti e materassi. La sensazione della morte ce l’avevo a chilometri di distanza, la tristezza di tutte quelle bare vuote da riempire, il cagnolino sopra le macerie fermo in un punto ad annusare silenziosamente, e quattro vigili del fuoco con una barella carica e ricoperta da un lenzuolo.
Il paese non esisteva più, c’era solo un grande silenzio rotto dal rumore delle ruspe che lavoravano ed ogni tanto si fermavano. Potrei andare ancora avanti con tanti ricordi, magari condividendoli e rivivendoli con tanti altri commilitoni ed amici dei quali ho perso ogni traccia; ma nonostante la tristezza di quei momenti una grande cosa mi è rimasta nel cuore, i tanti veri amici che ho conosciuto e con i quali ho condiviso gioie e dolori.
L’articolo descrive in dettaglio gli eventi che si sono verificati durante il terremoto del 23 novembre 1980, noto come terremoto dell’Irpinia. La scossa sismica, di magnitudo 6.9 sulla scala Richter, ha colpito una vasta area della Campania e della Basilicata, causando la morte di oltre 2.700 persone e lasciando ferite e senza casa migliaia di altre.
Le testimonianze raccolte in questo articolo aiutano a comprendere l’entità della tragedia e l’impatto devastante che ha avuto sulla vita delle persone coinvolte. Si parla di edifici crollati, strade impraticabili e intere comunità distrutte. Le testimonianze raccontano la paura e lo shock provati dalle persone mentre la terra tremava e le case crollavano intorno a loro.
Nonostante la drammaticità della situazione, l’articolo sottolinea anche l’eroismo e la solidarietà che si sono manifestati in quel momento di grande difficoltà. Si raccontano le storie di persone comuni che hanno messo a rischio la propria vita per salvare gli altri, di medici e infermieri che hanno lavorato senza sosta per soccorrere i feriti e di volontari che si sono mobilitati per fornire assistenza e conforto alle vittime.
Leggendo queste testimonianze, siamo invitati a riflettere sugli effetti di una tragedia così grande e a considerare come possiamo contribuire alla ricostruzione e alla prevenzione di simili eventi. Ci ricordiamo che le catastrofi naturali possono colpire in qualsiasi momento e che è fondamentale essere preparati e pronti ad agire in caso di necessità.
Questo articolo serve anche come monito per non dimenticare le vittime di eventi sismici come quello del 1980. È importante ricordare le persone che hanno perso la vita e quelle che hanno subito danni irreparabili, al fine di apprezzare la fragilità della vita e di lavorare per creare una società più sicura e resiliente ai disastri naturali.
In conclusione, leggendo questo articolo possiamo riflettere sugli effetti di una tragedia così grande e ricordare gli eroismi che sono stati compiuti per affrontarla. Queste testimonianze ci invitano a considerare la nostra capacità di reagire alle situazioni di emergenza e di aiutare gli altri nelle difficoltà.
2 Responses
Caro Roberto, grazie innanzitutto di aver contribuito con il tuo prezioso commento.
Non potevi fare un regalo migliore al tuo papà, ricordandolo nel giorno del suo compleanno.
E’ sempre più difficile provare a ricordare, non tanto per l’evento storico e drammatico in sé che mai verrà cancellato, ma per i profondi valori di solidarietà, amicizia, fratellanza che sono intercorsi tra noi militari e tra la popolazione; ecco questo vorrei che non venisse mai dimenticato.
Ogni anno lo ricordo nel mio blog, lo faccio per i giovani, perché non abbiano mai a dimenticare simili situazioni.
Siamo stati piccoli grandi uomini, un’esperienza difficile da dimenticare.
Grazie fratello mio, un abbraccio.
Giorgio
Era la sera del 23 novembre 1980 quando da una cabina telefonica in centro a Udine telefonavo a casa per fare gli auguri di compleanno al mio papà e fu proprio lui che mi anticipò la notizia appena giunta dal telegiornale del terremoto in Irpinia.
Dopo la sorpresa iniziale, dissi loro che sarei rientrato in caserma con la consapevolezza che qualcosa sarebbe successo.
Ricordo l’emozione dei miei genitori che già avevano capito che potevo partire insieme agli altri ragazzi della caserma per dare sostegno a quella popolazione.
Eravamo giovani, vent’anni ma in un attimo…in quell’attimo siamo maturati.
Quella notte era così forte la voglia di partire, di essere presenti, di aiutare..e così abbiamo fatto.
E’ stata una grande esperienza di vita.
Sono passati più di quarant’anni ormai, i miei genitori non ci sono più ma ricordo questa data sempre con grande emozione.
Auguri papà!
Grazie a te Giorgio che hai rinnovato la memoria di questo evento per non dimenticare.
Roberto Carraro, soldato 5° Battaglione Genio Pionieri “Bolsena”